Da marzo e fino a giugno si snoda il periodo più adatto per effettuare i rinvasi delle piante, in casa, sul terrazzo e in giardino. Quindi, ci servono vasi e terriccio in quantità. Sui vasi spesso si è fin troppo esigenti, cercando quelli più belli e decorativi, ma sul terriccio? Alzi la mano chi non ha mai pensato: “Il terriccio lo compro al supermercato perché costa meno, tanto è solo terra!”…
Bene, tutta la frase è sbagliata: è sbagliato pensare che dentro quel sacco ci sia “solo terra”, ed è sbagliato comprarla al supermercato perché – è evidente – se costa meno, vale anche meno. E se vale meno, la vostra costosissima o amatissima pianta ci si troverà male, e pian piano deperirà. Avrete risparmiato nella terra, ma non avrete più la pianta…
Cosa c’è nel terriccio
In un sacco di terriccio non c’è la terra. Potete controllare la lista dei componenti riportata in etichetta: troverete torbe, fibre di cocco o di legno, materiali vegetali verdi e/o secchi compostati, cortecce, sostanze inerti (sabbia, pomice, lapillo, perlite ecc.) e concimi naturali (guano, stallatico ecc.) o di sintesi chimica, sostanze corroboranti e altro, ma non la terra. Questa non c’è perché ogni sacco deve contenere materiali ben precisi, perfettamente bilanciati e vantaggiosi per le piante. Fattori che la “terra” non garantisce, essendo diversa da luogo a luogo di prelievo (e dando luogo a tanti altri problemi).
Dunque, tutti i sacchi di terriccio sono una miscela di varie componenti, in percentuali variabili a seconda delle categorie di piante a cui sono destinati (es. da fiore, orchidee, bonsai, orto ecc.), e teoricamente dovrebbero essere bilanciate in modo da assicurare il benessere delle piante.
Ma gli “ingredienti” sopra elencati – e altri non elencati – non sono tutti equivalenti: alcuni sono più pregiati, altri lo sono meno. A parità di componente, anche la provenienza fa la differenza, perché, ad esempio, i giacimenti di torba nel mondo non hanno tutti la stessa qualità. Infine, anche la lavorazione influisce moltissimo sul prodotto finale: un terriccio grossolano è ben diverso da uno fine e morbido, “parola delle radici” che ci devono vivere immerse.
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