Secondo il Terminology Committee of the Weed Science Society of America (1956), le piante infestanti sono “tutte quelle specie vegetali che sono presenti là dove non sono desiderate”. Cioè nessuna specie nasce per sé infestante o ornamentale, ma il suo ruolo dipende dal luogo dove si manifesta. Per esempio: un girasole nato in un campo di erba medica diventa una malerba, così come un tagete in mezzo a un’aiuola di begoniette, mentre è ovvio che un campo coltivato a girasoli o un’aiuola di tageti sono assolutamente graditi. Il girasole è una pianta alimentare o ornamentale, il tagete è un’annuale da fiore, nessuna delle due è un’infestante. Ma la singola pianta “diversa” diviene erbaccia perché “stona” con il contesto: nasce da un seme che è un evidente rimasuglio dell’anno precedente oppure è arrivato in volo per puro caso.
Infestanti: mettetele in pentola!
Perché questo preambolo? Perché molte delle erbe che si definiscono “infestanti” potrebbero avere anche un altro ruolo: per esempio molte delle malerbe dell’orto o delle aiuole fiorite – dalla Portulaca alla Galinsoga, dal Geranium al Papaver, dalla Silene all’ortica – possono finire in pentola al pari degli ortaggi. Anzi, poiché spuntano ben prima della produzione di insalate o pomodori, fin da aprile possono entrare nella Poké o nei tortelloni.
Certo, bisogna imparare a conoscerle, chiedendo a un esperto (magari anche al vostro Centro di Giardinaggio), ma tenete presente che raramente negli orti e giardini privati si possono incontrare specie tossiche. Tutt’al più possono avere una cattiva riuscita gastronomica. Quanto a cucinarle, lasciatevi ispirare dagli spinaci e non sbaglierete.
Prevenirle è meglio
Non tutte le malerbe, tuttavia, si prestano a finire in tavola. Per combatterle serve allora una strategia, il cui primo passo è la prevenzione.
Non concimate mai con letame fresco perché, oltre a bruciare le piante in quanto deve ancora fermentare, contiene un’enorme carica di semi infestanti, derivanti dalla lettiera delle mucche. Via libera invece al letame ben maturo (almeno 6 mesi) o, infinitamente meglio, allo stallatico pellettato o in scaglie.
Fate attenzione anche alla terra di riporto perché contiene tutta la “banca del seme” di infestanti del luogo di provenienza e dovrà essere “sorvegliato speciale” per almeno un paio d’anni.
Durante tutto l’anno non lasciate mai il terreno nudo, vero invito a nozze per i semi vaganti. Se non volete piantare nulla fra autunno e primavera, pacciamatelo con cartoni.
Quando verrà il momento per semine e trapianti, ingannate le “banche del seme” con la falsa semina: vangate, fresate o rastrellate e irrigate come se aveste seminato; attendete 15 giorni e poi procedete o con l’estirpazione manuale (scerbatura) o con l’apposito attrezzo estirpatore, oppure con una nuova vangatura e livellatura, seminando o trapiantando subito dopo. In questo modo nascerà la metà delle malerbe solite.
Quando le piantine coltivate nate da seme saranno alte 10 cm, oppure contestualmente al trapianto, pacciamate subito il terreno, questa volta con corteccia in giardino e paglia o plastica biodegradabile nell’orto. La pacciamatura riduce la nascita delle malerbe, seppur non la elimina del tutto.
Quando le infestanti ci sono già
La tempestività nell’eliminare le infestanti gioca a vostro favore: una malerba estirpata prima che vada a seme è una in meno, mentre un’erbaccia lasciata fino a disperdere i semi vale almeno un centinaio di infestanti in più per l’anno a venire! Scerbate (cioè sradicate) le infestanti una volta a settimana a mano o con gli appositi attrezzi che trovate in vendita nei Centri di Giardinaggio.
Sul tappeto erboso a tanto maggior ragione è fondamentale che non salgano a seme: lo sfalcio condotto ogni 5 giorni impedisce che si moltiplichino. Oppure, all’opposto, potete seminare un prato fiorito, che non dovrete mai falciare se non in ottobre per riordinarlo, e nel quale è difficile percepire la differenza fra un’erba fiorita e un’erba infestante…
Infine, per i fan dei diserbanti chimici, sappiate che dal 1° gennaio 2023 non li troverete più in vendita se non possedete il “patentino” abilitante all’acquisto e impiego. Rimangono un paio di soluzioni più o meno “naturali”: l’acido acetico e l’acido pelargonico, sicuramente molto meno nocivi rispetto agli erbicidi chimici di sintesi. Sono comunque diserbanti totali, ossia eliminano qualsiasi tipo di pianta (anche quelle coltivate): si utilizzano quindi su vialetti, pavimentazioni e sentieri ghiaiati o in pietra, dove la necessità è quella di sterminare tutti i vegetali